L’ impatto delle alte temperature sulla fertilità
Ogni fase del ciclo produttivo di una vacca richiede un approccio diverso alla salute. Speso si presta minore attenzione all’aspetto della fertilità, quando spesso rappresenta il secondo motivo di riforma in un allevamento. Un clima sempre più mutevole e soprattutto temperature sempre più elevate, possono avere delle conseguenze sui livelli di fertilità delle bovine. Nell’articolo che segue puoi approfondire l’impatto delle temperature elevate sulla fertilità.

Vacche meno attive per il caldo
Quando le temperature aumentano, le vacche non sono in grado di esprimere il calore. Il processo di ruminazione costa energia e genera calore e la risposta delle vacche è una minore ingestione. Quando la temperatura del corpo si alza, la vacca tende a privilegiare il mantenimento della normale temperatura rispetto ad altri processi fisiologici. Inoltre, con l’innalzamento delle temperature le vacche tendono ad essere meno attive, con un effetto diretto sull’espressione del calore: non saltano più l’una sull’altra come sono solite fare, rendendo più difficile per l’allevatore il compito di rilevare il calore. Poiché per la bovina resistenza e produzione del latte rappresentano i processi più importanti, l’energia disponibile sarà bruciata privilegiando proprio questi processi. Un’ingestione ridotta significa quindi anche una diminuzione l’energia e il primo a risentirne sarà il sistema riproduttivo.
In pericolo già tre settimane prima dell’inseminazione.
L’ovulo si sviluppa nel periodo che precede il calore e se la vacca ha una temperatura corporea elevata in questa fase, c’è la possibilità che si abbassi la qualità dell’ovulo, riducendo le chance di essere fecondato. L’ovocita inizia a maturare già 85 giorni prima dell’ovulazione. Quindi gli ovuli di qualità superiore sono quelli all’inizio della lattazione, con chance più alte intorno al 56emo giorno al calore successivo deve di iniziare a svilupparsi il follicolo dopo il parto. Un clima con temperature elevate a partire da 85 giorni prima dell’inseminazione può avere un effetto negativo. Anche se la fecondazione avviene con successo, l’embrione avrà infatti difficoltà a far fronte a una temperatura corporea della madre eccessiva, con una conseguente morte embrionale precoce.
Perché l’energia è così importante per la fertilità
Secondo Geert Opsomer di UGent nello scenario ideale di una mandria che ha una media di 160-180 giorni di lattazione, con la diminuzione dei giorni medi di lattazione, aumenta l’ efficienza della performance produttiva. Se la mandria ha una media di oltre 200 giorni di lattazione, l’efficienza produttiva diminuisce. Le bovine da latte sono fertili ogni tre settimane; l’inseminazione tra il 30° e il 50° giorno utilizza ovociti di altissima qualità. A causa dell’aumento delle temperature e della minore assunzione di mangime, la vacca riscontra delle difficoltà nel mantenere il livello di produzione di latte e attingerà alle riserve di grasso. Di conseguenza, dopo il picco produttivo, la produzione di latte diminuirà velocemente. La conseguenza tipica sul lungo termine è che le vacche ingrassano quando iniziano ad asciugarsi.
Se si alzano le temperature le bovine sono meno attive
Nei periodi caldi, per ridurre la produzione endogena di calore (derivante dalle fermentazioni ruminali), la vacca è portata a diminuire l’ingestione di mangime. La ridotta assunzione di mangime e l’aumento della frequenza respiratoria durante i periodi caldi in effetti riducono l’attività ruminale, con conseguente minore produzione di saliva e minore disponibilità di bicarbonato, sostanza tampone. Le vacche producono naturalmente bicarbonato e attraverso la loro saliva mantengono stabile l’acidità (pH) del rumine. Ogni giorno una bovina produce fino a due 2 kg di bicarbonato nella saliva. L’attività ruminale è quindi essenziale per sostenere l’animale durante l’intero periodo. Se si forma più acido di quello che può essere assorbito attraverso la parete del rumine, le vacche ne risente, soprattutto gli animali più performanti. AHV Booster Tablet garantisce che il rumine funzioni nel modo più efficiente possibile.

Quando somministrare AHV Booster per la fertilità?
Sul campo, ci capita di rilevare con regolarità situazioni difficoltose relative alla fertilità, che spesso derivano da un calo energetico. Pensa ad esempio a quelle vacche che non esprimono il calore. Spesso questo succede perché la vacca sta affrontando una sfida alla salute oppure in passato, o in questo momento, non riesce ad assorbire energia a sufficienza, insomma l’energia disponibile per esprimere il calore non è sufficiente. “Ci basiamo sui dati disponibili in allevamento quando consigliamo Booster, così che l’allevatore possa intervenire tempestivamente. Quando per esempio si rileva un calo repentino della produttività nella vacca oppure si vedono cambiamenti in altri dati chiave (ad es. concentrazione di grassi/proteine), le aziende che lavorano con la nostra app AHV riscontrano che il bilancio energetico è migliorato dal momento dell’inserimento dei programmi.”
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